Ingegneri contro gli oneri per i pagamenti con carte di debito

Data:
12 Settembre 2013

Dal 1° gennaio 2014 anche i professionisti dovranno accettare i pagamenti effettuati attraverso carte di debito o altri strumenti di pagamento elettronici. Gli ingegneri stimano che circa 60 milioni di euro possano trasformarsi da reddito dei professionisti  a rendita per il sistema bancario. Zambrano, Presidente del C.N.I.: “Una cosa inaccettabile! Un ulteriore balzello per i professionisti, e per i loro clienti”.


A decorrere dal 1° gennaio 2014 i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali saranno tenuti ad accettare anche pagamenti  effettuati attraverso carte di debito. La novità è frutto del Cresci-Italia 2.0, ovvero dal decreto sulla digitalizzazione dell’Italia, fortemente voluto dal Governo Monti e in modo particolare dal Ministro Passera (ex amministratore delegato di Banca Intesa). Sebbene l’attuazione dell’obbligo sia subordinata all’emanazione di alcuni decreti attutivi, questi ultimi potranno prevedere l’estensione ad ulteriori strumenti di pagamento elettronici, anche con tecnologie mobili.

“Siamo nettamente contrari – afferma con decisione Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri – Questa normaimpone un ulteriore balzello a carico dei professionisti. Inoltre, non  ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni professionali ha una soglia di valore superiore ai 1.000 euro, oltre la quale già ora tutti i pagamenti devono essere tracciabili e quindi fatti con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici”.

In effetti basta fare qualche calcolo per accorgersi di quanto sia onerosa questa misura. Al professionista, infatti, è richiesto di farsi carico dei costi di installazione del POS (mediamente intorno ai 100 euro), del pagamento di un canone mensile (mediamente intorno ai 30 euro) e del pagamento di una commissione su ogni transazione che può superare anche il 3%. Supponendo una commissione media dell’1% su ogni transazione, per le sole prestazioni erogate dai professionisti tecnici nel settore delle costruzioni, si tratta di 60 milioni di euro l’anno! “60 milioni di euro – fa notare Zambrano –  che da reddito per i professionisti si trasformano in rendita per il sistema bancario. Una cosa inaccettabile. Un ulteriore aggravio per i professionisti senza alcun vantaggio né per il fisco né per i clienti”.

“Noi non siamo contrari alla tracciabilità e alla lotta all’evasione – prosegue Zambrano – Ma tale lotta non può essere utilizzata come paravento per taglieggiare ulteriormente un sistema professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun sostegno pubblico, a differenza di molti altri settori produttivi quali lo stesso settore bancario”. Il Presidente del C.N.I. sottolinea come gli onorari dei professionisti siano stati ormai ridotti al lumicino dall’abrogazione delle tariffe e da una crisi di mercato che porta gli stessi professionisti, per ottenere gli incarichi, a praticare ribassi medi di oltre il 40% (con punte superiori all’80%) nel settore dei bandi di progettazione.

Gli ingegneri sostengono che il divieto di effettuare pagamenti superiori a 1.000 euro è già sufficiente a sradicare la quasi totalità dei pagamenti in nero per i professionisti, in particolare per quelli tecnici. Questi chiedono la immediata cancellazione della contestata disposizione e che eventuali misure sostitutive di lotta all’emersione siano introdotta a “costo zero” per i professionisti, già costretti ad affrontare da soli la più grave crisi economica del dopoguerra.