Quanto costa riformare l’Italia e farla ripartire? Zero o quasi, secondo i professionisti

Data:
27 Febbraio 2013

Armando Zambrano ha illustrato al Professional Day la “ricetta” delle professioni tecniche per promuovere lo sviluppo del Paese

Quanto costa riformare l’Italia e farla ripartire? Zero o quasi. Questa l’idea forte che è emersa nel corso del Professional Day svoltosi nei giorni scorsi, nell’ambito della tavola rotonda “Ambiente, paesaggio e sicurezza del territorio” curata dalle Professioni dell’area tecnica (Pat), che raggruppa ingegneri, geologi, periti industriali, geometri, periti agrari, chimici, tecnologi alimentari, dottori agronomi e forestali e biologi.

Se ne fa portavoce Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri e coordinatore del Pat, che nella relazione introduttiva ha illustrato il pacchetto di 12 proposte elaborate dai professionisti italiani per rilanciare il Paese: “È arrivato il momento che entrino in campo nuove forze sociali realmente innovative e capaci, che portino sviluppo all’intero nostro sistema”.

Al primo posto c’è la questione sussidiarietà. La pubblica amministrazione non riesce più a svolgere tutte le competenze. Sarebbe necessario il coinvolgimento degli Ordini e dei collegi professionali in modo da alleggerire la macchina burocratica.

Tra i punti più qualificanti, quello relativo all’occupazione. Le professioni dell’area tecnica propongono l’introduzione di contratti “start-up” di durata non superiore al tempo necessario per l’avvio e il consolidamento dell’iniziativa imprenditoriale, quindi non oltre 36-48 mesi. Al termine di questo periodo il contratto dovrà essere trasformato a tempo indeterminato oppure il rapporto di lavoro non potrà continuare in nessuna forma.

Ma la maggiore efficienza del Paese passa anche attraverso il concetto di open data: una buona riforma dell’apparato amministrativo, infatti, si muove attraverso la sua profonda innovazione. Il primo passaggio deve essere l’accessibilità ai dati pubblici.

In merito alla riqualificazione del patrimonio abitativo, poi, un intervento urgente in ambito immobiliare, secondo il Pat, è la creazione di un’anagrafe basata sul fascicolo del fabbricato per favorire la messa in sicurezza contro i rischi naturali e ambientali e favorire la rigenerazione.

Per quanto riguarda la cura del settore primario, un’Italia moderna deve avere un’agricoltura solida, improntata alla qualità. I professionisti italiani ritengono che una nuova attenzione al settore primario sia ormai imprescindibile, soprattutto attraverso la valorizzazione del turismo e la programmazione energetica.

Ad alimentare la tavola rotonda, moderata dal vicedirettore del Tg La7, Andrea Pancani, si sono avvicendati Donato Rotundo, direttore area Ambiente Energia Confagricoltura, Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente, il sindaco di Bari, Michele Emiliano, accanto all’economista Claudio Cacciamani e al direttore del Censis, Giuseppe Roma.

Dalla platea hanno dato il loro contributo il presidente del Consiglio nazionale dottori agronomi e forestali, Andrea Sisti, il vice presidente Consiglio nazionale ingegneri, Fabio Bonfà, il presidente Consiglio nazionale geologi, Gian Vito Graziano, il presidente Consiglio nazionale periti industriali, Giuseppe Jogna, il presidente Consiglio nazionale geometri, Fausto Savoldi, il presidente Consiglio nazionale periti agrari, Lorenzo Benanti, il presidente Consiglio nazionale chimici, Armando Zingales, e il presidente Consiglio nazionale tecnologi alimentari, Giovanni Carlo Criscuoli.

Fonte: Olimpia Ogliari, in Ingegneri.info, Newsletter n. 8 del 26 febbraio 2013

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